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Associazione Fede ODV

Associazione per l'informazione, divulgazione e supporto dei disturbi di personalità borderline

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10 SETTEMBRE 2025: GIORNATA MONDIALE PER LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO

Federico ci ha raccontato la ricerca di aiuto nei suoi ultimi giorni:
incompreso da chi era chiamato a soccorrerlo

Quali numeri del disturbo borderline in Italia?

In questa breve rassegna di documenti e articoli si vuole mettere in evidenza quale sia l’impatto da un punto di vista epidemiologico e quindi sociale dei Gravi Disturbi di Personalità con particolare riferimento al disturbo borderline di personalità a basso funzionamento nelle sue molteplici sfaccettature.
Una ricerca nel tentativo di definirne la portata con quello che può offrire la rete, senza pretese di esaustività e tantomeno di scientificità, considerando inoltre i limiti dei numeri statistici quando si vogliono evidenziare dinamiche esistenziali. Si è voluta fare in quanto non risultano (o non possono risultare) dati nazionali se non estrapolati da stime di singole entità dedicate alla cura, al trattamento ed alla ricerca oppure riferimenti a dati dell’O.M.S. Non sono stati individuati dati nazionali o regionali riguardanti gli aspetti epidemiologici riguardanti tale area diagnostica ricavati da feedback provenienti dal Sistema Sanitario.
Nel documento “Ministero della Salute – Ex DGSISS - Ufficio di statistica "Rapporto sulla salute mentale. Anno 2023”, che risulta il più recente, vengono presi in considerazione i “disturbi della personalità e del comportamento” (insieme ad altre 10 aree diagnostiche) il numero degli utenti trattati, accessi e dimissioni nelle varie strutture, volumi delle prestazioni … in buona sostanza i numeri di quel che viene erogato ma nulla che indichi quel che viene “riscosso” in termini di miglioramento dello stato di salute. Rimane quindi indecifrabile quale sia il grado di efficienza ed adeguatezza delle prestazioni.

Salute Mentale tra visione e incoerenze: una lettura critica del PANSM 2025–2030 e l’opinione del Collegio Nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale

«Non c’è salute senza salute mentale». Questa affermazione, oggi unanimemente condivisa, avrebbe sorpreso pochi decenni fa. Ma i dati parlano chiaro: crescono i disturbi psichici, in particolare tra giovani e adolescenti; aumentano i bisogni ma non l’offerta; si acuisce il divario tra domanda di assistenza e capacità di risposta.

Le linee programmatiche sul Budget di salute

Il 6 luglio 2022, la Conferenza Unificata ha sancito l’intesa per implementare il modello organizzativo gestionale del Budget di salute, approvando il documento: “Linee programmatiche: progettare il Budget di salute con la persona – proposta degli elementi qualificanti” , indicando alle Regioni, Province Autonome di Trento e Bolzano e Autonomie locali, la necessità di impegnarsi a recepire con propri provvedimenti i contenuti del documento e auspicandone un periodico monitoraggio nazionale.

E sì, siamo stati in piazza San Pietro per partecipare al Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e delle nuove Comunità. Il ritrovo in piazza coincideva con la festività della Pentecoste. Tantissime persone, in 80.000 non sono riuscite ad accedere, ma noi ce l’abbiamo fatta. Tanto sole, tanta gente, nuove conoscenze e tanta festa: una bella giornata.

È il momento di far sentire la nostra voce.

Dopo oltre un anno di lavoro approfondito e attento, l’Associazione Italiana Bipolari lancia ufficialmente il primo Sondaggio Nazionale sulle Pratiche Scorrette nella Cura dei Pazienti Psichiatrici, nell’ambito del Progetto MENCAP.
Questo sondaggio nasce direttamente dalle centinaia di testimonianze, raccontando esperienze difficili nei servizi di salute mentale: storie di abbandono, sfiducia, malintesi, disumanizzazione, diagnosi affrettate e trattamenti subiti senza adeguate spiegazioni o consenso informato. Il sondaggio risponde alla significativa mancanza di dati in Italia riguardo alle pratiche scorrette, abusi e discriminazioni sistemiche nella salute mentale. Sebbene la riforma basagliana abbia promosso importanti cambiamenti, non è stata accompagnata da un sistema efficace di monitoraggio nazionale delle esperienze dei pazienti. Questo sondaggio mira a colmare tale lacuna raccogliendo dati concreti e strutturati.
Le vostre testimonianze ci hanno mostrato che qualcosa non funziona nel sistema, e non da oggi. È arrivato il momento di trasformare queste voci in dati concreti. Anche sul nostro sito pubblicheremo i dati raccolti e le considerazioni conseguenti


La storia di Fede

Federico, nato il 24 febbraio 1997, è stato un ragazzo solare, brillante e pieno di vita. Sin da piccolo, però, si sono intravisti i primi segnali di un comportamento che, con il tempo, si sarebbe rivelato legato al disturbo di personalità borderline. Federico stesso si rendeva conto del suo malessere e soffriva profondamente per la difficoltà di gestire le sue emozioni e il suo mondo interiore.
La sua intelligenza, se da un lato gli dava una visione acuta e profonda della vita, dall’altro gli causava una sofferenza ancora più grande. Era consapevole delle sue difficoltà, ma non riusciva a trovare un modo per uscire da un dolore che sembrava senza fine. Purtroppo, non sempre le persone che gli stavano vicino riuscivano a riconoscere il peso delle sue lotte interne, e la sua fragilità rimase inascoltata a lungo.
Il percorso di Federico è stato doloroso e difficile, non solo per lui, ma anche per chi gli voleva bene. La malattia mentale lo ha portato in un tunnel sempre più buio, dove la speranza sembrava sfuggirgli continuamente. La sua lotta è diventata la nostra, ed è stato difficile per tutti capire come aiutarlo nel momento giusto, nel modo giusto. La sua morte, il 26 ottobre 2024, ha lasciato un vuoto che non si colmerà mai, ma ci ha spinto a fondare questa associazione per fare in modo che altre famiglie non vivano lo stesso dolore.
La nostra missione è quella di sensibilizzare e aiutare le famiglie a riconoscere i segnali di disturbo, a capire che non si è mai soli nel percorso e a fornire supporto e risorse. Federico, nonostante le sue difficoltà, era un ragazzo straordinario, e il suo ricordo vivrà per sempre attraverso il nostro impegno nell'aiutare chi sta vivendo situazioni simili. La sua storia non deve essere dimenticata.

Supporto alle famiglie

Nessuno dovrebbe affrontare da solo il dolore e le difficoltà di avere un familiare con fragilità mentali. Organizziamo gruppi di ascolto dedicati ai parenti, offrendo uno spazio sicuro dove condividere esperienze, trovare conforto e ricevere supporto concreto da chi sta vivendo situazioni simili.

Informazione

La comprensione è il primo passo per affrontare il problema. Mettiamo a disposizione risorse utili, testimonianze, incontri e materiali informativi per aiutare le famiglie a riconoscere i segnali di disagio, comprendere meglio il disturbo di personalità borderline e altre fragilità mentali, e sapere come supportare al meglio i propri cari.

Ascolto e accoglienza

Offriamo ascolto, accoglienza e supporto concreto alle famiglie e ai survivals di suicidio, fornendo un ambiente sicuro in cui condividere il dolore, trovare comprensione e ricevere l’aiuto necessario per affrontare il percorso di guarigione. Nessuno dovrebbe sentirsi solo in un momento così difficile: siamo qui per sostenerti, passo dopo passo.


  • Supporto e Risorse

Mettiamo a tua disposizione strumenti pratici, gruppi di confronto e consigli utili per aiutarti a stare vicino ai tuoi cari nel modo migliore, senza sentirti impotente. Ogni situazione è diversa, ma nessuno dovrebbe affrontarla da solo.


  • Unisciti a Noi

Se sei un familiare in cerca di aiuto, vuoi collaborare con noi o semplicemente conoscere meglio il nostro impegno, siamo qui per te. Creiamo insieme una rete di sostegno basata sull’ascolto, sulla condivisione e sulla solidarietà.


  • Fai la Differenza

Ogni piccolo gesto può cambiare la vita di qualcuno. Partecipa alle nostre iniziative, aiuta a diffondere il nostro messaggio o sostienici con una donazione. Insieme possiamo costruire un futuro in cui nessuna famiglia si senta sola.

Qui per creare un posto migliore per tutti

Siamo un’associazione dedicata a offrire supporto, risorse e spazi di confronto per aiutare le famiglie ad affrontare le difficoltà senza sentirsi sole. Attraverso ascolto, condivisione e solidarietà, lavoriamo ogni giorno per costruire una comunità più accogliente, in cui ognuno possa trovare il sostegno di cui ha bisogno.

Piccole azioni, grandi differenze

Ogni gesto conta! Contattaci per ricevere supporto, collaborare con noi o scoprire come puoi fare la differenza


Approfondimenti

The New England Personality Disorder Association (617) 855-2680
Traduzione a cura della Dott.ssa Maria Elena Ridolfi e di Luigi Caiazzo
Centro per lo studio ed il trattamento del Disturbo Borderline di Personalità, Dipartimento di Salute Mentale, Area Vasta 1, Fano

The New England Personality Disorder Association (617) 855-2680
Traduzione a cura della Dott.ssa Maria Elena Ridolfi Centro per lo studio ed il trattamento del Disturbo Borderline di Personalità, Dipartimento di Salute Mentale, Area Vasta 1, Fano

Joint Action ImpleMENTAL: dal progetto europeo all’azione migliorativa di Regione Lombardia

Miglioramento della qualità della cura erogata ai giovani adulti con Disturbo Borderline di Personalità (DBP)
Rapporto curato da Antonio Lora, Stefania Pollice, Teresa di Fiandra, Stefania Palumbo, Simonetta Martini, Chloé Lefevre e Marco Sacco

Per condividere, partecipare, sostenere, contribuire alle attività dell'associazione:
associati oppure fai una donazione

I nostri contatti

Chi siamo?

Siamo familiari, amici e persone che hanno vissuto il dolore della perdita di una persona cara a causa del suicidio legato al disturbo borderline di personalità. La nostra associazione nasce dal bisogno di creare uno spazio di sostegno, ascolto e consapevolezza, dove ogni esperienza venga accolta con rispetto.Il disturbo borderline è una condizione complessa, spesso fraintesa. La difficoltà nella gestione delle emozioni, le relazioni instabili e il senso di vuoto possono portare a conseguenze tragiche. Troppo spesso tutto ciò è avvolto dal silenzio, dalla vergogna e dal pregiudizio. La nostra missione è rompere questo silenzio e dare voce a chi non ce l’ha più.Dal nostro dolore nasce la speranza: vogliamo offrire supporto a chi vive situazioni simili, creando una rete di comprensione e solidarietà. Vogliamo sensibilizzare, diffondere conoscenza e combattere i tabù sulla salute mentale.Siamo qui per chi si sente perso, per accogliere la sofferenza senza giudizio e per far rinascere la speranza. Insieme possiamo prevenire nuove perdite e fare la differenza. Ogni storia conta.

contattaci

GLI ULTIMI GIORNI DI FEDE

Federico aveva 27 anni.
Era un ragazzo, un figlio, un fratello.
Un ragazzo con una diagnosi: disturbo borderline di personalità.
Aveva passato anni tra centro di salute mentale, ospedali, farmaci, terapie, diagnosi, case di cura, comunità e gruppi appartamento
Aveva conosciuto la fatica quotidiana di vivere in bilico.
Ma il 10 ottobre 2024 Federico fece una cosa enorme, grandiosa, coraggiosa: chiese aiuto, perché sapeva che aveva bisogno di contenimento.Entrò nel pronto soccorso dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino e dopo 3 ore di attesa disse:
“Non ce la faccio più. Ricoveratemi.”
Il referto lo documenta chiaramente:
“Paziente angosciato dalle proprie difficoltà esistenziali e dalle difficoltà di una relazione sentimentale. Dopo lungo racconto chiede di essere ricoverato alla Villa Augusta per superare l’impasse esistenziale.”
Era tutto lì, nero su bianco: un ragazzo che chiede ricovero perché sta per crollare.La risposta? Una frase che pesa come una condanna a morte:
“Si ribadisce la non utilità di ricovero, peraltro il paziente assume già una terapia sostanziosa.”
Traduzione: non ti ricoveriamo.
Non serve.
Sei già imbottito di farmaci.
Un letto non te lo diamo.
Federico scrisse, con rabbia e lucidità:“Io vado in ospedale per chiedere aiuto e mi ritrovo con le manette. Tre ore in cella, domiciliari, processo… Vale più un bollo su una porta o la salute mentale di una persona?”Perché sì, la sua rabbia esplose. Non contro le persone. Non contro i medici. Non contro i carabinieri.
Una gomitata a una porta.
Una porta di legno.
Quella porta, secondo il sistema, valeva più della vita di un ragazzo.E allora, invece di un letto in reparto, Federico ha trovato tre pattuglie, sei carabinieri, ore di lavoro e manette ai polsi.“Lo Stato preferisce mandare 3 pattuglie e 6 carabinieri per arrestarmi piuttosto che curarmi. Con quei soldi ricompravano dieci porte.”Non è stata la malattia a uccidere Federico.
Non è stata la sua fragilità.
Non è stato un momento di follia.
È stata la somma di indifferenze, di rifiuti, di porte chiuse.
È stato un medico che ha deciso che il suo dolore era “inutile”.
È stata una sanità che lo ha respinto.
È stata una giustizia che lo ha trattato come un delinquente.
È stato uno Stato che ha investito più energie a neutralizzarlo che a curarlo.
Federico scriveva:
“Un medico prima di entrare nell’albo fa un giuramento. Questo giuramento non è stato rispettato. Io lo chiamo omissione di soccorso.”
E ancora:
“Così lo Stato porta le persone ad avere agiti sbagliati e poi si lamenta delle carceri piene. Prima di giudicare servirebbe umanità.”
La parola che ritorna è questa: umanità.
La parola che non ha trovato.
La parola che avrebbe potuto salvarlo.
Il 26 ottobre 2024 Federico si è suicidato.
Due settimane dopo essere entrato in quell’ospedale chiedendo di essere salvato, ha deciso che la sua vita non aveva più valore.
No, Federico non è morto “da solo”.
Federico è stato lasciato morire.
È stato lasciato morire da un ospedale che ha scritto “ricovero inutile”.
È stato lasciato morire da uno Stato che lo ha caricato in un’auto dei carabinieri come fosse un criminale.
È stato lasciato morire da una giustizia che lo ha messo sotto processo invece che proteggerlo.
Federico non ha fallito.
Ha fallito un intero sistema.
E allora la domanda che rimane è questa:
Cosa vale di più?
Una porta scheggiata o la vita di un ragazzo?
Un referto compilato in fretta o un letto che poteva salvarlo?
Tre pattuglie di carabinieri o un ricovero psichiatrico?
Federico oggi non c’è più.
E ogni volta che si proverà a dire “non si poteva fare niente”, basterà rileggere quel referto, quelle frasi, quelle manette.
Perché la verità è brutale: si poteva salvarlo.
Ma non si è voluto.